Violenza domestica: segnali da riconoscere e come agire
- redazione
- 4 mag
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 1 giorno fa
La violenza domestica è un problema di uso e profondo, che colpisce milioni di persone in tutto il mondo, in ogni contesto sociale, culturale e familiare. Non riguarda solo le donne — sebbene siano le principali vittime — ma anche uomini, bambini, anziani e persone con disabilità. È una forma di abuso che si consuma tra le mura di casa, in luoghi dove invece dovrebbero regnare amore, rispetto e protezione.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il 27% delle donne tra i 15 e i 49 anni ha subito violenza fisica o sessuale da parte del partner almeno una volta nella vita. In Italia, il rapporto ISTAT 2023 conferma che oltre 2,4 milioni di donne hanno subito violenze fisiche o sessuali. Dati allarmanti, ma purtroppo solo la punta dell’iceberg, perché molte vittime non denunciano e vivono nell’ombra, in silenzio e in solitudine. Parlare di violenza domestica non è facile, ma è fondamentale. Riconoscere i segnali, comprendere le dinamiche e sapere come chiedere aiuto può fare la dierenza, salvare vite e offrire una speranza concreta a chi si sente intrappolato.
Cos’è la violenza domestica
La violenza domestica non si limita ai maltrattamenti fisici, ma si manifesta anche in modi più
subdoli e meno evidenti. È una forma di potere e controllo esercitata su una persona da parte di un partner, un familiare o un convivente.
Le principali forme di violenza domestica sono:
Fisica: spinte, schiaffi, pugni, bruciature, strangolamenti o uso di oggetti per ferire.
Psicologica: minacce, insulti, umiliazioni, isolamento sociale, manipolazione.
Economica: controllo del denaro, impedire alla vittima di lavorare, gestire le risorse
economiche.
Sessuale: rapporti forzati, molestie, ricatti sessuali anche all’interno di una relazione stabile.
Tecnologica: controllo attraverso GPS, social media, messaggi o app per spiare e monitorare.
Non bisogna confondere un litigio con la violenza. Il conflitto è parte della relazione, ma quando il dissenso diventa sistematico, intimidatorio e diseguale, siamo di fronte a un abuso.
In Italia, la Legge 69/2019, nota come “Codice Rosso”, ha introdotto misure urgenti per la tutela delle vittime, rendendo più rapido l’intervento delle autorità. Ma la legge, da sola, non basta: serve consapevolezza.
Chi sono le vittime
Non esiste un solo profilo di vittima. Chiunque può trovarsi in una relazione violenta,
indipendentemente dal genere, dall’età o dalla condizione sociale.
Donne: sono le più colpite, specialmente in ambito familiare. La violenza spesso si aggrava in gravidanza o dopo una separazione.
Uomini: sebbene meno frequente, anche gli uomini possono subire abusi psicologici, fisici o economici, e spesso trovano ancora più diffcile denunciare per via di pregiudizi sociali.
Bambini: anche quando non sono direttamente colpiti, assistere alla violenza ha effetti
devastanti sullo sviluppo psicologico.
Anziani e disabili: sono vulnerabili all’abuso da parte di caregiver o familiari, spesso in un contesto di dipendenza.
Le vittime non sono deboli, ma spesso intrappolate da una rete complessa di fattori: paura,
vergogna, dipendenza economica ed emotiva, mancanza di alternative. È importante non giudicarle,ma ascoltarle e sostenerle.
Come riconoscere i segnali
Riconoscere i segnali di violenza domestica non è sempre semplice. Spesso il maltrattamento è graduale, silenzioso, mascherato da “gelosia”, “protezione” o “amore esagerato”.
Segnali visibili:
Lividi o ferite con spiegazioni vaghe o contraddittorie.
Abiti che coprono eccessivamente il corpo.
Ansia, depressione, insonnia, perdita di autostima.
Improvvisa chiusura sociale o lavorativa.
Segnali comportamentali:
Il partner prende tutte le decisioni, controlla ogni movimento. La persona evita di parlare liberamente o mostra paura. Cambiamenti repentini di umore, isolamento, senso di colpa costante. Secondo D.i.Re, il 60% delle donne che si rivolgono ai centri antiviolenza non riconoscono subito di essere vittime: ci vogliono mesi, a volte anni, per capire e accettare la realtà.
Perché è difficile reagire
Chi non ha vissuto una situazione simile potrebbe chiedersi: “Perché non se ne va?”. La verità è che lasciare una relazione violenta è difficile e pericoloso.
Molte vittime non reagiscono perché:
Temono ritorsioni: il momento della separazione è spesso il più pericoloso.
Dipendono economicamente dal partner.
Si sentono sole o colpevoli, temono di non essere credute.
Sperano che l’altro cambi, soprattutto nei momenti di “luna di miele”
tra un episodio e l’altro.
È il cosiddetto ciclo della violenza: tensione, esplosione, riconciliazione. Questo schema crea
confusione e indebolisce la volontà di reagire. Per questo è fondamentale orire supporto psicologico e strumenti concreti per pianificare un’uscita sicura.
Cosa fare se sei vittima o conosci qualcuno che lo è
Se sei una vittima:
Non sei sola. Non è colpa tua. La violenza non è mai giustificabile.
Parlane con una persona fidata: un amico, un parente, un professionista.
Contatta il 1522, numero gratuito e attivo 24 ore su 24, anche via chat.
Rivolgiti a un centro antiviolenza: troverai accoglienza, protezione e supporto legale e
psicologico.
Pianifica una via di uscita, anche gradualmente, con l’aiuto di esperti.
Valuta l’uso di strumenti tecnologici, come app per la sicurezza, che ti permettano di inviare
SOS e condividere la tua posizione in modo discreto.
Se conosci una vittima:
Ascolta senza giudicare.
Offri il tuo aiuto, anche solo come presenza.
Informati sui servizi disponibili e aiutala a contattarli.
Contatti utili e risorse
1522 – Numero Antiviolenza e Stalking: attivo 24/7, gratuito, anche via chat.
D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza: www.direcontrolaviolenza.it
Telefono Rosa: www.telefonorosa.it
Differenza Donna: www.differenzadonna.org
Mappa dei centri antiviolenza: sul sito del Dipartimento per le Pari Opportunità
Parlare di violenza domestica non è solo un atto di informazione, ma anche di responsabilità
collettiva. Nessuno merita di vivere nella paura, nel controllo o nel dolore. Riconoscere la violenza, supportare le vittime, informarsi sui segnali sono i primi passi per costruire una cultura del rispetto.
Se hai vissuto una situazione simile o conosci qualcuno che potrebbe essere in pericolo, sappi che esistono strumenti eicaci per proteggersi. La tecnologia oggi offre risorse preziose e discrete, come le app di sicurezza personale, che possono essere un alleato concreto nelle situazioni critiche.
Scopri nel prossimo articolo come queste app funzionano e come possono aiutarti a sentirti
più sicuro ogni giorno.
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